Situato a 136 metri di altezza sul livello del mare, si sviluppa su di
una superficie di 3290 ettari ed ha una popolazione di circa 2100 abitanti
E’ situato al confine tra il Monferrato e la piana di Alessandria –
Tortona; l’ abitato situato in una zona pianeggiante, sorge sulla riva
sinistra del torrente Orba.
Il toponimo sembra
verosimilmente derivare da petra>pedra>preda ed indicare un luogo con
pietra..
Abitanti: Predosini
Territorio
In un territorio prevalentemente collinare, il paese è attraversato dalla strada provinciale Alessandria-Ovada,
congiunta a nord con la Novi-Ovada da un raccordo.
Ha una stazione sulla ferrovia che unisce Alesandria ad Ovada, la cu
costruzione, nel 1881, fu parzialmente sovvenzionata con un contributo del
comune.
Il traffico pesante, divenuto ormai molto intenso, fa sentire il bisogno
di una circonvallazione. Si parla anche di uno svincolo da costruire
sull'autostrada dei trafori che potrebbe servire ad uno sviluppo
economico, specialmente industriale, della zona.
Il Municipio costruito sulle fondamenta del Castello
Il comune di Predosa, che nell'ultimo censimento contava 2140 abitanti, ha
raggiunto il suo attuale assetto territoriale nel 1929, quando furono
aggregati Castelferro, Mantovana e il piccolo e pittoresco centro di
Retorto.
Predosa, quindi, risulta essere un centro costituito da realtà nettamente
differenziate, riscontrabili nei dialetti: ricorda in alcuni tratti l'aquesequello
di Mantovana, l'alessandrino quello di Castelferro, mentre più evidenti
tratti lombardi si notano nel predosino.
L'Orba presso Predosa
Storia
Nel 1292 Predosa appare territorio di confine nell'atto di sottomissione
degli abitanti di Rocca di Val d'Orba (Roccagrimalda) al Comune di
Alessandria.
L'importanza assunta dalla zona è dovuta ad una nuova via di comunicazione
costruita sulla sinistra dell'Orba grazie all'accordo del 1278 fra
Alessandria, Genova e il Marchese del Monferrato.
Ma, territorio di confine, legata ormai ad Alessandria fin alla metà del
15° secolo, Predosa subì anche le conseguenze della situazione, divenuta
zona esposta alle incursione di eserciti e bande armate.
Nel 1390, con Castrumferri, è parte del quartiere alessandrino di Gamondio:
certo fu sentinella avanzata della città contro i Marchesi del Monferrato
e Genova.
Per questo il suo possesso faceva gola a molte famiglie nobili, come i
Visconti e gli Sforza. E non mancò una breve parentesi sotto il Marchese
Guglielmo.
Guglielmo però fu a lungo prigioniero dei milanesi e per ottenere la
libertà dovette, nel 1450, rinunciare al territorio alessandrino, che
passò sotto Francesco Sforza, ormai Duca di Milano.
Troppo intricate sono le vicende di quegli anni.
Nel 1450 Filippo Spinola e Luigi de Montagna Castro Pallavicini, fedeli a
Guglielmo di Monferrato, con un colpo di mano occupano il castello
fortezza di Predosa, abbandonato dai Beccaria all'inizio della guerra fra
Alessandria e Francesco Sforza.
Lo Spinola, annidato con le sue soldataglie entro le imprendibili mura del
castello, rappresentava una spina nel fianco per lo stato milanese, che
svolgeva i suoi commerci con la repubblica genovese attraverso la strada
dei "cavallari".
Lo Sforza, nell'intento di far cessare nel territorio circostante Predosa
le frequenti incursione dei mercenari dello Spinola, che ostacolavano il
commercio tra le due città, dà incarico al fratello, Corrado da Fogliano,
governatore di Alessandria, di snidare ad ogni costo lo Spinola da
Predosa.
L'assedio però non sortisce l'esito sperato, anche se intervengono a
fianco delle truppe milanesi di Francesco Sforza le milizie genovesi del
doge Pietro Campofregoso.
Filippo Spinola resiste caparbiamente agli attacchi delle truppe
coalizzate, per cui lo Sforza, che malvolentieri deve sostenere le spese
dell'assedio, fa pervenire l'ordine a Francesco Capra, comandante delle
truppe assedianti Predosa, di impiccare tutti i partigiani dello Spinola
che cadano nelle sue mani e di costruire due bastioni intorno al castello
"... onde cingere quella terra in un cerchio di ferro".
Nonostante l'attuazione dei provvedimenti ordinati e gli attacchi del
poderoso esercito, il castello non viene espugnato.
Il doge Campofregoso, irritato per la mancata liberazione di Gregorio
Doria, tenuto prigioniero dallo Spinola, non vuole più saperne di
concorrere ulteriormente al finanziamento dell'impresa militare.
Il fallimentare esito delle operazioni militari contro Predosa fu una
delle cause che provocarono il deterioramento delle relazioni di alleanza
fra Milano e Genova.
Siamo al gennaio 1452: Filippo Spinola si lascia persuadere da un
fratello, amico dello Sforza, a recarsi a Milano per patteggiare: nel mese
di febbraio, munito di un salvacondotto rilasciatogli da Corrado da
Fogliano per ordine di Francesco, parte e ... sparisce nel nulla.
Il castello di Predosa, lasciato nelle mani dei cugini Uberto e Paolo, non
cede ugualmente e Gregorio Doria continua a restarvi prigioniero fino al
1454, quando con la pace di Venezia, conclusa fra il Duca di Milano e il
Marchese del Monferrato, il territorio passa a far parte dello stato di
Milano. Con la morte di Francesco Sforza, avvenuta nel 1466, lo stato
milanese passa a Galeazzo Sforza, che nel 1470 infeuderà Predosa ad
Anfronio Beccaria. Ritornano così a Predosa i conti Beccaria, feudatari
del paese, padroni del castello e di larghe estensioni di terra, e resterà
alla nobile famiglia fino al 1591 quando, morendo senza eredi maschi il
conte Aureliano, il feudo diventerà oggetto di contese ereditarie: la lite
fu fra Milano, la figlia diseredata di Aureliano e la veneranda
Congregazione di San Paolo decollato di Pavia, nominata erede) universale.
E' di questo periodo la descrizione particolareggiata del castello, fatta
dal notaio Merlano nel suo rogito del 20 dicembre 1580, avente per
oggetto: "Consegna del castello del Conte Giovanni Antonio Beccaria da
parte del sig. Bianco, già fittavolo, al nuovo fittavolo Gaspare Roberto,
con descrizione del Castello". La cosa oggi ci può sembrare grottesca, ma
il paese fu messo letteralmente in vendita e alla fine della lunga vicenda
giudiziaria acquistato con regolare contratto, il 18 settembre 1619 dal
Marchese Ludovico Guasco di Solero; e il lunedì 21 ottobre seguente i
predosini dovettero giurargli fedeltà.
Giunti al Seicento, vale la pena di segnalare un tentativo di ricerca
statistica, secondo la quale nella prima metà di quel secolo l'età media
di sopravvivenza era al di sotto dei quarant' anni, la popolazione doveva
contare fra le 480 e le 640 anime, con un incremento di 75 nei primi
cinquant'anni circa, con una media di 16 nati all'anno, ma con una
mortalità infantile impressionante.
Alla fine del Seicento i predosini obbligarono la Marchesa Anna Giulia
Gallarata Guasca, nonna e tutrice del minore Filippo Guasco, a rinunciare
ad una lite con la loro comunità sui diritti di pesca nell'Orba: la
Marchesa lasciò ai predosini tutti i diritti in cambio di" quattro Rubi di
pesce de soliti a pescarsi in detto Torrente", ma con l'aggiunta che "...
quando per causa di guerra non potessero i Terrazzani abitare in detto
luogo della Predosa e servirsi della pesca, in tal caso che non potrà la
detta Comunità pescare, o far pescare, non sij tenuta fare detto donativo
alla rata del tempo".
Non solo: la clausola, su richiesta dell' assemblea dei paesani, fu
modificata e i rubi passarono a tre. E Pipino spiega: "il che, a poco meno
di 8 chili al rubbo.
Porta a circa 24 chili di pesce all'anno il regalo dei predosini".
Con il 1707 la storia del paese si può definire conclusa, con l'unione
definitiva al Piemonte dei Savoia.
Ma qualche episodio va notato.
La fine del 18° secolo vede l'occupazione napoleonica (il primo cittadino
allora si chiamò " "maire" e la lingua francese appare normale nei
documenti), con la partecipazione alla rivolta di Acqui del 1799, seguita
da saccheggio: non si dimentichi che le soldatesche erano spesso
autorizzate a "bottinare", e non è detto che questo avvenisse solo in
territorio nemico.
Per trovare situazioni altrettanto incresciose bisogna arrivare alla
guerra civile, con altri sequestri di beni, di case, altre prepotenze,
fino alle giornate esaltanti dell'aprile 1945.
Ma oltre ai saccheggi altre calamità si abbatterono spesso sull'Europa nei
secolo scorsi, le pestilenze.
Dai registri di stato civile pare di scoprirne parecchie, ma certo quella
che lasciò segni più evidenti fu nei primi mesi del 1631, evidente
specialmente per elenchi di soldati spagnoli, in genere anonimi, nel
registro dei morti.
E a dimostrare il passaggio, o la sosta, di eserciti stanno anche altri
registri di stato civile (battesimi, matrimoni, morti: dopo il concilio di
Trento i parroci dovettero sobbarcarsi quell'onere), che contengono molti
nomi non certo piemontesi, né italiani: e non sono solo spagnoli, ma anche
francesi e tedeschi. |
|
Il Castello
Costruito verso il 1430 dai Beccaria di Pavia, feudatari del territorio
durante il periodo visconteo, sulle vestigia di un precedente ricetto, il
maniero sorgeva nella zona attualmente occupata dal Municipio, dal parco
comunale e dall'"Arsat".
Venne demolito agli inizi dell'Ottocento a causa del degrado raggiunto
dalle strutture.
Le fondazioni sono pressochè sepolte, come scomparsi sono pure i fossati,
il ponte levatoio e le torri. Nel giardino dell'annesso ricetto è ancora
visibile il pozzo.
Il Municipio sulle vecchie mura del Castello
Nel centro del paese sorge la più antica Chiesa di San Sebastiano, in cui
si officiava quando la Parrocchia era chiusa.
San Sebastiano
Nel cimitero, davanti alla Cappella dei Mazza, è posizionata una statua
firmata dal Canonica, purtroppo mutilata di alcune dita. In collina esiste
una fattoria che porta il nome di Cascina dei Frati, cosa che pare con
ogni probabilità rivelare la presenza di una comunità cenobitica.
Nel territorio comunale sorge Retorto, grossa tenuta privata di cui si
hanno notizie già al principio del IX secolo, dove è possibile ammirare la
Chiesa di San Bartolomeo costruita nel 1827.
Sempre nelle vicinanze di Predosa, anche se non più funzionante, esiste
ancora il mulino fatto costruire dai Beccaria nel 1 560. Nella frazione di
Castelferro si trova la Chiesa Parrocchiale ultimata nel 1921 dopo che
quella vecchia era stata demolita un decennio prima.
Anche nella frazione di Mantovana fa bella mostra la Parrocchiale
costruita nel 1766, in seguito ampliata e dotata di due campane.
Chiesa Parrocchiale
Definita di stile classico, è dedicata alla Natività di Maria. Dei primi
sette altari due furono demoliti all'inizio dell'Ottocento.
La costruzione del coro è del 1705, come dello stesso secolo è l'altare
maggiore, barocco, con la balaustra, che fu smantellata e riutilizzata per
ottenere un altare conforme alle disposizioni del Concilio Vaticano
Secondo.
Dopo una chiusura forzata fra il 1873 ed il 1879, ebbe un'arcata in più
verso la piazza. Ai primi del Novecento sono dovute le decorazioni dei
pittori Gambino e Riva.
Dopo l'ultimo conflitto mondiale fu ristrutturata l'antica facciata di
mattoni con lesene e un rosone.
Chiesa Parrocchiale
Museo storico dell'oro
Il Museo, che si trova nei locali messi a disposizione
dell'Amministrazione Comunale, è composto da due ampi locali. Nel primo
sono illustrati i giacimenti auriferi primari di tutta Italia, nel secondo
i depositi alluvionali della Val Padana.
La storia dei singoli giacimenti è illustrata da rari documenti, i più
antichi dei quali risalgono al Seicento, da carte topografiche antiche e
recenti, da titoli minerari del secolo scorso e dei primi del Novecento,
da una ricca raccolta bibliografica, da opuscoli, giornali, foto e
attrezzi usati dai raccoglitori d'oro.
Sono esposti anche campioni d'oro nativo e minerali auriferi, nonché
scaglie e polveri d'oro raccolte in diversi fiumi.
Nel Museo può anche essere seguito, attraverso manifesti, ritagli di
giornali e fotografie, lo sviluppo della raccolta hobbistica e delle
manifestazioni ad essa collegate, che hanno visto la loro massima
fioritura nelle vicinanze di Predosa e del torrente Orba che la lambisce.
Non lontano dal Museo, al lido di Predosa, è possibile praticare la "pesca
dell'oro e trovare qualche scaglietta del prezioso metallo allo stato
naturale. .
Cercatori d'oro
Sagra delle fragole
(dal 14 al 17 giugno):
lungo la Passeggiata Italia
Sagra dei salamini d'asino
(tutte le sere dal 15 al 22 agosto):
presso Castelferro, frazione di Predosa, con i piatti a base d'asino
(salamini, arrosto e stracotto) accompagnati dai vini doc dell'Alto
Monferrato, bancarelle e giostre.
Liscio per noi
(29 giugno ore 21.30):
a Castelferro, presso il Viale della Rimembranza, liscio tradizionale
piemontese, ballo da sala, latino americano e tango argentino
Sagra dell'agnolotto:
(dal 19 al 23 luglio)
località -Passeggiata Italia Piazza Matteotti
Sagra Campagnola di San Lorenzo:
(dall'8 al 14 agosto)
|