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Voltaggio |
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Scendendo a valle, oltrepassata la
vecchia cava della Cementir, appare Voltaggio. |
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VOLTAGGIO
C.A.P.: 15060 - Prefisso telesettivo: 010 Altitudine: m 342 s.l.m.
Abitanti: 867 (in estate circa 2000)
Municipio: Piazza Garibaldi 2 - tel. 9301214
Associazione PRO LOCO - c/o Municipio
Distanza da Gavi: 10 minuti circa di automobile |
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Voltaggio appare oggi
quale si venne a costituire dopo gli incendi del 1625. La parte più antica
è quella che sorge a ridosso del ponte medievale, alla confluenza tra il
Lemme e il Morsone. |
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Presso il ponte, detto dei Pagani o dei Paganini,
confluivano le due vie della Bocchetta e di Fraconalto e si pagava il
dazio. Non a caso l'abitazione dei Grimaldi, appaltatori dell'imposta per
conto della Repubblica, sorgeva non lontana. Questa casa, giunta
miracolosamente intatta fino a noi, si trova a pochi passi dalla fonte
sulfurea ed è la più antica abitazione civile della vai Lemme e un raro
esempio di architettura genovese del '400. L'edificio ha dunque un suo
significato storico ben definito e una struttura architettonica
pregevolissima, per quel misto di motivi rustici, uniti ad altri più
raffinati ed aristocratici della tecnica cittadina. Leggerissime sono le
bifore gotiche in alto e originali le piccole nicchie sopra il cornicione
segnapiano, anomale a gruppi le une rispetto alle altre, per ospitare
forse luminarie in occasione delle feste. |
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Nel '700 il
paese si sviluppò lungo la via tra la chiesa e il ponte, verso il convento
dei Cappuccini. Furono innalzati palazzi altissimi, simili in tutto ai «
maggiori confratelli genovesi » (Ceschi, De Negri, Gabrielli, 1965). SI
guardino l'antico palazzo abitato dalla Duchessa di Galliera e casa
Scorza, oggi Battilana. A osservarli distrattamente, si prova la
sensazione di trovarsi in Via Garibaldi, al cospetto di uno di quei
giganti di pietra dell'architettura post-alessiana. Nel palazzo della
Duchessa, le grandiose finestre dei piano terra, protette da inferriate,
formano un unico motivo col portale; dall'atrio luminoso si sale al piano
nobile, dove si aprono grandi finestroni. In palazzo Scorza, rimaneggiato
purtroppo alla fine dell'800, l'architettura genovese si presta a
soluzioni più pratiche e funzionali, ma il motivo del triplice ordine di
loggette sovrapposte, aperte sul lato verso la chiesa senza altre finestre
nelle adiacenze (in origine le sole aperture su questo iato erano le
logge), per dare alle stesse maggior rilievo e respiro, rappresenta una
soluzione architettonica felice e aristocratica. Nel giardino interno si
apre lo studio di Sinibaldo Scorza. |
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Agli inizi dei '600 risale
la fondazione del convento dei Cappuccini. Sorto su un promontorio
denominato « Tenda », il convento di Voltaggio è il primo complesso
monumentale che si presenta a chi arriva dalla Bocchetta o scende dal
passo della Castagnola. |
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L'interno della
chiesa richiama subito alla mente la semplicità di un santuario
francescano caro ai genovesi, il Padre Santo; ma non ci si lasci ingannare
dalla sobrietà delle linee e dallo stile apparentemente disadorno della
chiesetta. La grande pala con Madonna e Santi di G. B. Paggi sulla parete
sinistra, la fiasellesca tela con i santi Paolo eremita e Antonio abate,
sopra l'ingresso di sinistra, unitamente alla Madonna lignea, che la
Compagnia dei Rosario di Voltaggio acquistò nel 1716 dalla bottega dei
Maragliano per lire 1500, ora nella chiesa dei Cappuccini per essere
restaurata, dispongono subito lo spirito dei turista a godere di altri
capolavori. |
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Nel convento,
infatti, radunata nel secolo scorso da padre Pietro da Voltaggio in
quarant'anni di ricerche, si trova un'originale raccolta di opere d'arte,
parzialmente esposte al pubblico, per iniziativa di padre Ugolino e di un
comitato diretto dal sindaco di Voltaggio. Il restauro delle tele è stato
curato dalla soprintendenza alle gallerie del Piemonte. |
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Si entra nella
pinacoteca da un piccolo portico che si apre sulla piazzetta. Nell'atrio
c'è una bella statua lignea di S. Francesco dei primo settecento genovese
e sulla destra si apre l'ingresso alla prima sala, dove sono ordinati
quadri di Bernardo Strozzi, di Giovanni Andrea De Ferrari e di G. B.
Merano. Nella seconda sala si possono vedere altre tele, tra cui, sulla
parete di fondo, il Cristo confortato dagli angeli di Sinibaldo Scorza,
pregevole per il vivo naturalismo degli scorci paesaggistici. Nelle due
sale, sono stati da poco provvisoriamente sistemati altri quadri, frutto
di più recenti restauri: la ristrutturazione del primo piano, nei
programmi del comitato, consentirà la corretta esposizione al pubblico
della parte rimanente di questo cospicuo patrimonio d'arte. |
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La pinacoteca di
Voltaggio, merita da sola un viaggio da Genova e anche da più lontano.
Stupisce trovare tra queste colline un tesoro così rilevante di opere dei
massimi pittori genovesi, e non solo genovesi, dal '500 al '700. Esse sono
state collocate nell'ambiente per cui furono raccolte e recuperate
all'ammirazione dei pubblico e all'interesse degli studiosi con
l'adattamento delle due ali ottocentesche del convento al piano terra,
senza che le linee esterne dei monumento siano state alterate. |
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ll convento è
dunque un punto fermo per chi arriva a Voltaggio in cerca di aria pura e
di novità, ma il paese, rimasto immutato da quando, nel 1823 la via della
valle Scrivia, aperta al tempo dei regno sabaudo, tolse alla vai Lemme il
primato dei traffici e dei commerci, può costituire anch'esso una gradita
sorpresa. Bisogna arrivarci, è vero, disposti a respirarvi il clima un po'
austero di un borgo pieno d'ombra, frequentato da una borghesia cittadina
che trasferisce quassù i modi discreti di vivere e un certo riserbo. Ma
non è neppure difficile entrare nel vivo di questa realtà, se a Voltaggio
si capita un giorno della tarda estate, quando le ombre si allungano e il
paese torna a raccogliersi attorno ai suoi palazzi e alle case dal muro in
comune, le une addossate alle altre come per stare più al caldo
nell'autunno che viene. Meglio entrarci dall'estremo limite verso Carrosio.
Qui, in località S. Nazaro, presso un pozzetto che esiste tutt'oggi e
viene visitato ogni anno, per ricordare l'evento, dalla confraternita di
S. Giovanni Battista, si dice che i santi Nazario e Celso abbiano
convertito e battezzato gli abitanti ancora pagani di Voltaggio. Poco
distante c'è l'oratorio di S. Giovanni, piacevole costruzione ottocentesca
a pianta quadrangolare, con vasta cupola e interno luminoso che ospita la
bella tela dell'immacolata di Sinibaldo Scorza e una settecentesca Madonna
lignea di pregevolissima fattura. |
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Proseguendo per
la via principale, oltre uno di quei passaggi aerei tra palazzo e palazzo
caratteristici della vecchia Genova, si entra dapprima nella zona
dell'ospedale, dove sorge l'oratorio di S. Sebastiano, da molto tempo in
disuso. |
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La chiesa, abbandonata alle offese delle intemperie e degli uomini e ridotta
oggi a squallido immondezzaio, è un bell'esempio
di architettura barocca genovese con qualche influsso lombardo. Chi la
progettò, negli anni attorno al 1750, doveva sapere il fatto suo, se la
relazione di due studiosi americani della «Clemson University Center for
building researche & urban studies» ha messo in luce che l'edificio fu
disegnato sulla misura base di tre palmi genovesi e il modulo usato per le
parti architettoniche venne rigorosamente ripetuto negli elementi
decorativi e funzionali, quali le lesene, le cornici aggettanti, le
finestre, gli altari. Il risultato fu un sorprendente edificio, in cui
proporzioni e rapporti tra aree e volumi sono assolutamente perfetti. Per
queste ragioni l'oratorio di S. Sebastiano dovrebbe essere recuperato al
più presto al pubblico godimento e adibito, con risultati acustici
sicuramente apprezzabili, data la rigorosa impostazione volumetrica, a
sala di audizioni musicali. Quando l'originale costruzione fosse
restaurata secondo il progetto della Clemson University, la bella tela con
S. Sebastiano curato dalle pie donne di Domenico Fiasella tornasse a
campeggiare nell'abside e nella sala si potessero tenere concerti,
Voltaggio aggiungerebbe a quelle che già possiede un'altra attrattiva
turistica di sicuro successo e restituirebbe alla comunità un piccolo
gioiello architettonico. |
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Oltrepassato il
ponte, ecco a destra un ampio posteggio e, vicinissima, la casa
quattrocentesca dei Grimaldi di cui s'è detto e la fonte sulfurea. Inizia
in questo luogo la valle del Morsone, percorsa da una strada che seguendo
più o meno il corso del torrente o inerpicandosi sulle propaggini del
monte Tobbio, va a. congiungersi sulla costa degli Ermitti con quella che
proviene da Bosio e prosegue per le Capanne di Marcarolo. Poiché di questa
strada si parlerà a suo tempo, si torni nella via principale. Dopo un
ripido tratto in salita, si arriva sulla piazza della chiesa. Lo
stabilimento idroterapico, ora trasformato in hotel, dà all'ambiente un
tocco di bella époque, ma le case si ergono altissime e severe, e su tutte
sovrasta la mole del campanile posato a mo' di torre sul frontone della
chiesa. Di un torrione, compreso nelle fortificazioni attorno al castello,
potrebbe davvero trattarsi, dal momento che la chiesa di Voltaggio subì,
nel corso dei secoli, diversi rifacimenti. L'ultimo, nel 1886, ne mutò
l'aspetto e le strutture architettoniche originali col trasferimento degli
ingressi dove un tempo era l'abside. Sicché la torre rimase al suo posto,
ma si trovò sulla facciata anziché in capo al coro. Ecco perché domina
imponente sulla piazzola, proprio come un'antica torre di guardia. |
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L'interno a tre
navate, luminoso e 'austero, ospita opere giovanili di Sinibaldo Scorza,
artista amatissimo a Voltaggio. A lui si attribuiscono senza riserve non
solo i quadri della chiesa parrocchiale, della sacrestia, dell'oratorio di
S. Giovanni Battista e infine dei convento, ma anche piccoli affreschi su
facciate di rustici e seccherecci disseminati nella campagna e nei boschi
attorno al paese, perché lo Scorza, assieme al « recheuto di Voltaggio »,
ingrediente di non poco peso ne « o tondo di Natale » cantato da Niccolò
Bacigalupo, era vanto grandissimo di questa terra che, quanto a uomini
illustri e buone cose, non fu per niente avara. E già che dai quadri siamo
passati ad argomenti più terra terra, ma non men ragguardevoli,
osserviamolo un po' oggi questo territorio, con l'occhio disincantato di
gente trasformata in robot dalle convulsioni della vita quotidiana. |
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Le sue vie
strette e tortuose, il suo « budello »: una specie di cordone ombelicale,
lungo il quale si allineano l'oratorio della Natività, con gli affreschi
dilavati e pallidi della facciata, il palazzo della Duchessa, la casa che
fu del grande pittore, della quale si legge nelle « Vite dei pittori
genovesi » dei Soprani, che il duca di Savoia, muovendo guerra alla
Repubblica nel 1625, essendo riuscito a impadronirsi dopo molto sangue di
Voltaggio, lo mise a ferro e a fuoco ed « ebbe riguardo soltanto alla casa
e ai beni dello Scorza, del cui servizio e valore, manteneva viva la
memoria »; tutto il tessuto urbanistico del paese, insomma, va assaporato
dopo l'imbrunire, alla luce dei lampioni di vecchio stile. |
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La realtà sembra
allora trasformarsi; si possono evocare i fantasmi dei passato, la
Duchessa torna per un momento sulla carrozza scoperta nella « sua »
Voltaggio e nello stabilimento balneare ritornano ad affollarsi « ogni dì,
nella bella stagione dei bagni, un cento-venti languenti, (a lire sette al
dì) speranzosi di benefici effetti della copiosa polla d'acqua sulfurea »
(Remondini, 1891). |
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L'arguto
canonico Andrea Grasso proponeva, alla fine dell'800, la dedica di questa
scritta ai dottor Romanengo, che delle terme era stato l'ideatore: TU
LIMPHAS AEGRO, NUMMOS TIBI PORRIGIT AEGER, TU CURAS MORBOS ILLIUS, ILLE
TUUM... (Tu offri acqua all'invalido ed egli ti versa i suoi soldi; tu
curi la sua malattia, egli la tua...). |
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La realtà forse
è un'altra. Le campagne attorno al paese, ormai spopolate, non producono
più le famose ricotte, così ricercate dai genovesi per il pranzo di
Natale, e nel sottobosco si accumulano erbe e foglie secche, preparando la
strada agli incendi; a monte la cava della Cementir ha squarciato la
montagna, rendendola simile a una balza del Purgatorio, dai fianchi
tormentati dalle scavatrici. Un'altra cava minaccia l'alta vai Lemme,
oltre il valico della Bocchetta, uno dei punti paesaggisticamente più
interessanti dei comprensorio del Tobbio; il Lemme scorre giallastro per i
rifiuti della cartiera. L'unica vera risorsa industriale, la filanda,
sorta nell'800, è chiusa da tempo e i corpi dell'edificio sono stati
trasformati, nel modo discreto in uso a Voltaggio, in alloggi. Ma il
turismo, un turismo non solo stagionale e d'élite, grazie alla scrupolosa
azione di tutela delle risorse ambientali e culturali, operata con
coraggio e chiarezza di idee dalla presente amministrazione sotto la guida
dei sindaco Battilana, grazie agli Assereto, ai Fiasella, ai Cambiaso,
agli Strozzi restaurati, che nel convento non cessano di farsi ammirare,
ai dintorni di un verde e di una amenità senza uguali, può ancora
diventare attivo e vitale. |
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Diverse e
splendide sono le mete di Voltaggio, tutte elencate nella preziosa guida
della FIE. |
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Le montagne
importanti sono il Tobbio, splendida per le sue rocce serpentinose e la
selvatichezza dei manto verde, il Leco, le Figne, e, sul versante est, il
monte Zuccaro. |
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Ricordiamo fra
tutte l'escursione al monte Tobbio (m. 1092). |
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II segnavia è
costituito da un triangolo giallo pieno e il sentiero parte all'inizio dei
paese, presso l'oratorio di S. Antonio, sale in costa e prosegue tra
boschi di castagno e querceti fino a costa Cravara, dove si incontra una
fonte. La montagna si può raggiungere anche percorrendo la valle dei
Morsone, fino al valico degli Ermitti. La vetta si tocca in un'ora.
Raramente è dato agli escursionisti di godere un panorama come quello
offerto dal Tobbio: nei giorni limpidi si domina da lassù tutta la piana
alessandrina, il Monferrato, la catena dell'Appennino fino al lontanissimo
Penna, la cerchia delle Alpi, dalle Marittime alle cime della valle
d'Aosta. |
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Oltre agli
itinerari ufficiali e consacrati dalla consuetudine, la zona attorno a
Voltaggio offre molte altre occasioni, anche d'inverno, per sgranchire le
gambe e andare alla ricerca di mete nuove, alla scoperta di
vallette solitarie, dove il silenzio e il contatto con la natura sono
assoluti. Si citano per tutti questi luoghi le due valli dell'Acquastriata
e dei Rio Lavaggetta che, aprendosi l'una in località Molini di Voltaggio,
sulla sponda sinistra del Lemme, l'altra a Lagoscuro, conducono la prima
sullo spartiacque di Casa Carrossina, l'altra ai piedi dei Tobbio. Diversi
sentieri si inerpicano per i boschi seguendo le curve dei ruscelli,
s'immergono tra gli alberi e ricompaiono a tratti all'aperto, in mezzo a
sfasciumi di roccia, in uno scenario sempre vario e quanto mai riposante e
sereno. |
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