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Valli
Borbera e Spinti
Il
Territorio
La natura delle due vallate è davvero molto ricca e
variegata. In passato la faggeta d'alto fusto ricopriva buona parte del
territorio, mentre oggi si distinguono caratteristiche diverse nella parte
inferiore e in quella superiore.
Nella prima, da Vignole a Persi, prevale una vegetazione di "ripa"
costituita da salicacce, ontani, olmi, noccioli, roveri e castagni. Tra
Vignole e Borghetto, inoltre, si possono ancora trovare dei gelsi, un
tempo molto più diffusi per la produzione della seta.
Nell'alta valle ci sono tratti di rimboschimento a pini e larici e boschi
misti costituiti da roveri, castagni, carpini bianchi, carpinelle, aceri
di monte, noccioli, ornelli. A confine con i boschi di conifere e con le
faggete che si trovano, invece, oltre i mille metri, si distinguono i
maggiociondoli e i sorbi montani. Altrettanto interessante si presenta la
fauna delle due valli. Gufi, falconidi, civette, allodole, pernici, tassi
e ghiri popolano i boschi: inoltre, è in aumento la presenza di volpi,
discreta quella di donnole e faine, costante quella di lepri e scoiattoli
che convivono con gli anfibi e i rettili delle zone di palude.
Da segnalare, infine, che le marmotte hanno qui l'unica colonia di tutto
l'Appennino Settentrionale.
L'ambiente acquatico oltre alla presenza di trote, vaironi guizzanti e
alborelle, è ricco sia di uccelli di transito che nidificatori. Tra i
primi si possono vedere garzette, nicore, beccacini, gabbianelli e
piovanelli pancianera, tra i secondi ballerine bianche e gialle,
cutrettole, corrieri piccoli, merli acquatici e martin pescatori.
Il segno distintivo di queste valli nasce da una forte tradizione
contadina che ha lasciato numerose testimonianze tra cui molti mulini,
alcuni dei quali ancora funzionanti, borghi antichissimi, suggestivi
abbeveratoi e stalle, caratteristici centri storici in pietra; tipico è
anche l'allevamento di pollame, conigli e bovini che, uniti ai funghi,
castagne, formaggi e vini contribuiscono a rendere unica e particolare
l'enogastronomia locale.
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La Storia
Val Borbera
La collocazione delle due valli in una zona
strategica per i collegamenti tra il mare e la Pianura Padana, tra
valichi e vie di crinale, ne ha determinato in passato prosperità, ma
anche guerre. La Val Borbera è stata prima sede di insediamenti d'altura
per le tribù dei Liguri durante l'età del Ferro: tra questi sicuramente ci
fu Albera, nome la cui radice nella lingua ligure significa proprio
"centro". Per l'età romana il ritrovamento di tombe, are votive e monete
testimonia la presenza di villaggi e di piste tra cui la più probabile è
quella che doveva collegare Libarna con Velleia. Come il resto
dell'alessandrino, anche la Vai Borbera fu occupata dai Longobardi in VII
secolo per passare, invece, in IX secolo sotto l'influenza della diocesi
di Tortona che diffuse capillarmente il suo potere attraverso fondazioni
monastiche.
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Dopo il periodo delle incursioni saracene, nel periodo comunale i Malaspina esercitarono la signoria sul territorio, cercando di
destreggiarsi tra le mire espansioni stiche sia di Tortona che di Genova.
Nel trecento la signoria passò alla famiglia genovese degli Spinola che la
detenne fino alla fine del `700. Dopo l'intermezzo napoleonico, in cui fu
assegnata alla Repubblica Ligure, nel 1815 la Valle passò al regno di
Sardegna e poi alla Provincia di Alessandria nel 1859.Nel frattempo, l'apertura della Strada Regia dei
Giovi nel 1823 ne decretò la fine delle fortune commerciali. Proprio
quelle legate al controllo delle vie di comunicazione, a iniziare
dall'antichissima "via del sale" che i mercanti genovesi percorrevano per
trasporta re olio e sale dalla riviera in pianura e tornare al mare con
vino, grano e riso. Cantalupo Ligure ne era il luogo di sosta intermedio,
porta aperta verso la bassa valle. Negli anni della seconda guerra
mondiale i luoghi impervi d'alta montagna della Val Borbera sono stati
teatro di eventi bellici. Si ricorda la battaglia di Pertuso nel l'agosto
del 1944, in cui distaccamenti della Divisione Garibaldi "Cichero"
fronteggiarono i nazifascisti e la battaglia di Cantalupo Ligure nel
febbraio del 1945, in cui un gruppo partigiano ebbe la meglio su un
comparto tedesco, ponendo così fine alla guerra nella zona.
Valle Spinti
Da Vignole, poco più a sud, un costone divide la Val Borbera dalla valle
parallela dello Spinti, Dal torrente Spinti, infatti nasce l'omonima valle
che per tradizioni culturali e caratteristiche fisiche, presenta numerose
affinità con la parallela Val Borbera e pertanto, insieme formano un unica
Comunità Montana. Altrettanto integra e rigogliosa.
In base a quanto accertato, già nel secolo X esisteva nella zona di
Grondona una struttura fortificata, appartenente agli Obertenghi
Adalbertini. Durante le lotte con Federico Barbarossa rocca e borgo
caddero in mano ai Pavesi, che li restituirono agli antichi proprietari
dopo la pace del 1176. Qualche anno dopo il luogo venne acquisito da
Tortona. Nel 1198, con la cessione a Genova di ogni diritto feudale degli
Adalbertini, Grondona figurava un possedimento della Serenissima; tuttavia
gli abitanti, con atto rogato del 1211, giurarono di rimanere fedeli a
Tortona. Nel 1310 Percivalle Fieschi divenne signore del feudo, occupato
nel 1426 da Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Dopo una breve
parentesi in cui Giacomo Malaspina fu castellano, nel 1477 i Fieschi
dovettero giurare fedeltà a Gian Galeazzo Sforza.
Nel 1548, in seguito alla congiura ordita l'anno precedente
dai Fieschi, l'imperatore Carlo V investì del feudo il principe Andrea
Doria. Nel 1559 Ferdinando I di Francia confermò l'investitura,
estendendola poi anche agli eredi dell'ammiraglio genovese, ultimo dei
quali fu Andrea IV Doria-Landi (1776-1797). L'8 luglio 1797 l'agente
napoleonico Vendriez decretò la fine dei Feudi Imperiali. Grondona e la
Valle Spinti entrarono a far parte della Repubblica Ligure, come la vicina
Val Borbera con la quale, da quel momento in avanti condivisero le sorti |
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